L'onda continua, gli annunci arrivano uno dopo l'altro, come ampiamente preventivato. I googlefonini di seconda generazione, e soprattutto quelli con a bordo la versione 2.0 della piattaforma Android, stanno catalizzando l'attenzione di operatori e utenti e si preparano a fare il botto all'evento clou mondiale per l'industria dei cellulari, il Mobile World Congress di Barcellona. In quell'occasione Lg Electronics potrebbe presentare la versione europea del suo secondo terminale basato sul sistema operativo open source di Google, un apparecchio in predicato di debuttare in Corea nella primavera del 2010 e forte del processore Qualcomm Snapdragon da 1 GHz, la "Ferrari" dei microchip per telefonini. Si diceva della corsa all'annuncio. Motorola ha subito capito sulla sua pelle, e questa volta in positivo, come il presentarsi sul mercato con un prodotto all'avanguardia sotto il profilo tecnologico (funzionalità di comunicazione, touchscreen, navigazione Web e altro) e dotato di attributi di "tendenza" paghi e molto sotto il profilo delle vendite. Con Droid (Milestone in Europa) la casa americana è stata la prima a mettere in commercio uno smartphone androide 2.0 negli Usa e i risultati si sono subito visti.
Questa settimana è stato il turno di Dell. Per il produttore texano il rientro nell'arena dei dispositivi mobili, lasciata anni fa per lo scarso appeal dei suoi palmari, si è concretizzato come previsto con il lancio della famiglia di smartphone (a piattaforma Android) Mini 3. Noto da tempo anche il primo grande cliente di Dell, e cioè China Mobile, uno dei principali carrier di telefonia cellulare cinese con circa 500 milioni di clienti, a cui si è aggiunta subito Claro, compagnia di telecomunicazioni brasiliana del gruppo America Movil che serve attualmente oltre 42 milioni di utenti. Più avanti sono attesi i frutti degli accordi in fase di definizione con Vodafone in Europa, AT&T e Verizon negli Usa, M1 e Starhub in Singapore e Maxis in Malesia. Il tentativo di fare breccia in un mercato superaffollato parte quindi da due dei Paesi del cosiddetto Bric (Brasile, Russia India e Cina) ed è facile intuirne le ragioni: bacini di utenza potenziali enormi, esigenze funzionali meno pretenziose rispetto alla media degli utenti americani ed europei, prezzi molto competitivi. Di indicazioni precise circa costi e caratteristiche tecniche degli smartphone Dell in realtà ce ne sono ben poche e nemmeno riguardo la loro disponibilità negli Stati Uniti e in altri mercati. I due carrier dovrebbero portarli nei rispettivi punti vendita entro novembre (China Mobile) e fine anno (Claro) e stando alle informazioni che circolano in Rete il Mini 3 ha dalla sua uno schermo touchscreen da 3.5 pollici, il modulo Bluetooth, il ricevitore Gps integrato, la connettività Wi-Fi e il supporto delle reti mobili 3G/Hsdpa (prevista solo per il mercato brasiliano). Ma perché Dell ha raccolto la sfida di Acer, altre top vendor di computer a lanciarsi nei cellulari con Android, e scesa in campo contro le varie Nokia, Samsung, Apple e via dicendo? Perché, ha dichiarato in una nota ufficiale Ron Garriques, presidente della divisione Global Consumer Group della società texana, l'ingresso negli smartphone "è una logica estensione dell'evoluzione dell'offerta consumer di Dell e stiamo sviluppando per questo dispositivi mobili sempre più piccoli e sempre più intelligenti per dare ai nostri clienti la possibilità di vivere la loro esperienza su Internet in qualsiasi luogo, in qualunque momento". Gli intenti sono chiari, perfettamente in linea con quelli di tutta la concorrenza
